Giovani e sport: Celeste Maffezzoni e il suo esordio nel basket

Celeste Maffezzoni diciannovenne di Asola (MN), ha una grande passione: quella per il basket. A diciassette anni ha fatto il suo esordio in serie B nel Brixia Basket per poi passare a giocare nel Pontevico. Una passione che comporta sacrifici e difficoltà, ma che le ha permesso di ottenere anche molte soddisfazioni.

 

A quanti anni hai iniziato a giocare a basket?

Ho iniziato a giocare a tredici anni.

 

Perché hai deciso di iniziare a praticare questo sport?

Ho deciso di iniziare perché una professoressa delle medie, dopo avermi vista giocare nei tornei della scuola, mi ha proposto di provare a praticare questo sport che secondo lei poteva fare per me. Ho quindi iniziato a giocare nella sua squadra.

 

Il basket ti è piaciuto fin da subito?

Sì, mi divertiva molto giocare. Ho impiegato un bel po’ per imparare a giocare ma con l’impegno si può fare davvero tutto.

 

Qual è stata la prima squadra per la quale hai giocato?

Ho iniziato a giocare a Canneto sull’Oglio (MN).

 

Qual è stata la prima gara alla quale hai partecipato?

La prima gara alla quale ho partecipato è stata una partita di under 13, anche se non particolarmente importante.

 

Quante volte ti alleni alla settimana e per quante ore?

Attualmente mi alleno dalle tre alle quattro volte a settimana. Ogni allenamento dura due ore e durante i weekend ci sono invece le partite.

 

Trovi  difficile conciliare lo sport con gli impegni scolastici?

Conciliare sport e scuola non è semplice ma se si vuole e si ha costanza è una cosa che si può fare.

 

In quale squadra giochi al momento?

Al momento gioco nel Pontevico in serie B.

 

Cosa significa per te aver raggiunto un livello così alto?

Aver raggiunto un livello così alto per me significa essere arrivata ai miei obiettivi. Quando si vuole fare qualcosa di importante è fondamentale avere degli obiettivi e concentrarsi su quelli. Ovviamente però io continuo a puntare sempre più in alto.

 

Hai mai subito momenti di sconforto, al punto di pensare di rinunciare alla tua carriera sportiva?

Momenti di sconforto ne ho avuti, anche al punto di pensare di rinunciare al basket. Alla fine però, riflettendo su ciò che il basket mi dà e le emozioni che mi regala ho deciso che non valeva la pena.

Come ti senti prima e durante una partita?

Prima della partita ho moltissima tensione, sono molto concentrata. Una volta iniziata la partita non si pensa più a nulla, solo a vincere e fare del proprio meglio.

 

La partita che ti ha dato maggiori soddisfazioni?

La partita che mi ha dato maggiori soddisfazioni è stata la partita dei playoff di quest’anno, quando siamo passate dalla serie C alla serie B.  Era l’ultima partita e quindi decisiva e qui ho fatto la miglior prestazione dell’anno. Era una situazione nella quale non mi ero mai trovata, sentivo una grande responsabilità perché in quella partita si doveva dare tutto.

 

Cosa significa per te il basket?

Il basket per me significa molto, è tutto. La persona che mi ha fatto iniziare a giocare ora non c’è più, quindi adesso gioco anche per lei con il numero che le apparteneva e che per me ha un bel significato.

 

Quali sono le tue ambizioni in ambito sportivo?

In ambito sportivo sono abbastanza con i piedi per terra. Vorrei arrivare almeno in serie A2. Realisticamente parlando in serie A1 non credo di poterci arrivare.

 

Vorresti fare di questa tua passione un vero e proprio lavoro?

Purtroppo il basket femminile non dà la possibilità di vivere unicamente di sport,  almeno al livello in cui gioco io.

 

Chi sono le principali figure di riferimento nel tuo percorso?

Sicuramente la mia professoressa Luisa Cocco e mio padre, oltre ai miei allenatori, la mia famiglia e le mie compagne di squadra. Per riuscire a fare tutto è necessario il supporto di tutti.

 

Cosa ti ha dato il basket a livello di crescita personale?

Il basket mi ha dato fiducia, mi ha insegnato cos’è il rispetto. Mi ha insegnato che a volte anche se dai il massimo c’è  sempre qualcuno migliore di te e in quel caso puoi semplicemente applaudire e fare i complimenti; ma anche l’importanza di fare sempre del proprio meglio. Mi ha anche permesso di avere un’altra famiglia, la mia squadra, perché in questo sport è fondamentale conoscere appieno le persone con le quali devi dare il tutto e per tutto in campo.

 

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