Direttamente dal palco di Zelig Filippo Di Carlo

In questo articolo vi voglio presentare un ragazzo che con la sua simpatia e semplicità riesce a far ridere la gente con i suoi spettacoli. Sentiamo le parole del comico Filippo Di Carlo.

Come hai iniziato questo lavoro? Cosa ti ha ispirato?

“Ricordo molto bene il giorno in cui scoprii di avere la passione per la comicità. Avevo circa 11 anni e quel giorno mi trovavo con un mio cugino, che di anni ne aveva appena 3, continuava a piangere e dovevo trovare un modo per farlo divertire. Così cercai di imitare un personaggio che 10 minuti prima avevo visto in tv: Luca Giurato. Mi venne così bene che tutti i miei parenti si voltarono e rimasero sbalorditi. Da quel giorno capii che far ridere sarebbe stata la strada da seguire. Ancora oggi ciò che continua ad ispirarmi è vedere la gente ridere ai miei spettacoli proprio come rise per la prima volta il mio cuginetto.”

Come ti prepari per uno spettacolo?

“La preparazione è tutt’altro che semplice: inizio con il capire il tipo di pubblico che guarderà il mio spettacolo. Da lì cerco di fare una cernita dei pezzi più adatti cercando di intrecciarli tra loro seguendo soprattutto la cosa più importante, ovvero la morale che voglio lasciare al mio pubblico, perché in qualsiasi spettacolo, anche comico, deve esserci un messaggio da lasciare. Poi entra in gioco la memoria. Ebbene sì, imparare a memoria lo spettacolo è fondamentale per avere sempre sotto controllo la situazione quando centinaia di persone ti guarderanno. Un lavoro faticoso, ma soddisfacente.”

Qual è stato il tuo più grande successo?

“Credo che il mio più grande successo sia essere arrivato fino qua con la mia sola forza di volontà. È vero, molti ricordano il momento vissuto con me di quando entrai nella scuola di Zelig, ma credo sia solo una virgola di fronte alla grande soddisfazione di osservare ciò che nel complesso sono riuscito a realizzare in questi anni.”

Cosa ti piace di più del tuo lavoro?

“Proprio come Ungaretti con “m’illumino d’immenso” anch’io in questo punto sarò breve: ciò che mi piace di più è vedere la gente ridere.”

Che messaggio cerchi di trasmettere al pubblico?

“Il messaggio che cerco sempre di trasmettere al mio pubblico è di cercare la serenità personale, che è direttamente proporzionale all’essere liberi nella propria vita, o comunque cercare di essere liberi. Con “liberi” non intendo soltanto di decidere come vestirci ogni giorno o cosa mangiare, ma liberi di decidere cosa è più giusto per noi stessi, liberi di pensare tutto ciò che magari altri reputano completamente sbagliato, liberi di essere le persone che siamo. C’è chi trasmette questo con la musica, cantando, c’è chi lo fa ballando, io lo faccio con la comicità.”

Ti senti soddisfatto quando vedi la gente divertirsi?

“Questo lavoro ruota intorno ad una sola cosa: il far ridere la gente. Se la gente ride e si emoziona significa che quelle ore passate a scrivere e riscrivere non sono state vane. Ed è bello tornare tardi la notte a casa dopo uno spettacolo in teatro e addormentarsi soddisfatti di aver fatto ridere anche solo per due ore quelle persone.”

La tua professione ti rende felice?

“Dicevo prima che la morale dei miei spettacoli è la ricerca della serenità e della libertà personale, che è legato alla felicità. Questo ovviamente vale anche per me. Ma credo di averla in gran parte trovata la mia felicità, scegliendo di essere libero di fare questo mestiere. Questa è la mia felicità.”

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