On the road to Somewhere

Beatrice Migliorati è una ragazza di ventidue anni con una forte passione per la fotografia,
che ha maturato nel corso degli anni. Qui di seguito la sua intervista in cui ci spiega com’è
nata questa passione, a chi si è ispirata principalmente e com’è riuscita a realizzare una
propria mostra.

Beatrice Migliorati, Sabato sera padano.

Che scuola hai frequentato dopo la terza media?
Finite le medie ho deciso di iscrivermi al liceo scientifico Bonsignori; cercavo una
formazione a tutto tondo, che mi permettesse di approfondire sia gli studi scientifici che
quelli umanistici.

Beatrice Migliorati, Sabato sera padano.

Che facoltà universitaria hai scelto di frequentare?
Già negli ultimi anni del liceo avevo le idee piuttosto chiare, c’era solamente una facoltà
che avrei voluto frequentare: filosofia. È stato piuttosto difficile difendere una scelta del
genere a quella età, pressoché chiunque incontrassi in quel periodo era mosso da uno
spirito magnanimo di redenzione verso il mio futuro: «ma vai a fare ingegneria!»
Tuttora, credo sia stata l’unica scelta possibile.

Beatrice Migliorati, Sabato sera padano.

Quali sono state le motivazioni che ti hanno portato a scegliere questa facoltà?
All’epoca era piuttosto difficile spiegare in termini razionali quello che stava per cambiare il
mio futuro e la mia persona. Mi basavo solamente su una sensazione inequivocabile di
felicità e di pienezza che mi pervadeva studiando filosofia.
Negli anni ho capito il valore della formazione universitaria, specialmente nel contesto
italiano: nei paesi anglofoni le università sono fucine per il lavoro, è tutto molto più pratico
e indirizzato al concreto. In Italia non è così e ho facilmente compreso ciò che stavo
facendo pagando le tasse universitarie in quella facoltà: mi sto dando la possibilità di
modellare il mio pensiero e la mia sensibilità verso tematiche che mi stanno
profondamente a cuore, mi sto regalando la possibilità di avere uno sguardo critico verso
tutto ciò che mi circonda. Mi sto formando, come persona, nella direzione che volevo
perseguire.

Beatrice Migliorati, Sabato sera padano.

Com’è nata la passione per la fotografia?
Ho iniziato a fotografare ancora alle medie, per poi abbandonare per anni e anni. Poi circa
due anni fa ripresi in mano la macchina fotografica e non sono bene che sia successo,
vedevo il mondo in maniera diversa. Di mezzo ci fu però un incontro del tutto casuale: mi
capitò di vedere esposte in una mostra collettiva a Dublino degli scatti del fotografo
tedesco Wolfgang Tillmans, che mi segnarono in maniera indelebile.
Penso fosse un bisogno di constatare come effettivamente io vedessi il mondo, un
bisogno di sottolinearmi cosa mi suscitasse interesse.

Beatrice Migliorati, Sabato sera padano.

Hai frequentato dei corsi di fotografia oppure sei un’autodidatta?
Sono completamente autodidatta. Comprai ad una bancarella Il libro della fotografia a
colori di Andreas Feininger, datato 1971, per pochi spicci e iniziai a studiare con tanto di
riassunti, disegni e grafici. Poco alla volta poi iniziai a conoscere la storia della fotografia e
il mondo della fotografia contemporanea grazie alle mostre, ai festival fotografici e ai
fotolibri che incontravo nel mio percorso. Molto utile è stato conoscere altri appassionati,
molti dei quali diventati buoni amici, con cui tessere un confronto onesto.

Beatrice Migliorati, Sabato sera padano.

Quando e dove si è tenuta la tua mostra?
L’ultima mostra è stata a Reggio Emilia, nella cornice del festival di Fotografia Europea.
Ho preso parte alla collettiva Orizzonti di Rivoluzione, curata da Davide Tranchina, come
coronamento del progetto Speciale 18/25 – workshop organizzato dal festival stesso che
dà l’opportunità ai giovani appassionati di intraprendere un percorso di approfondimento
sulle tematiche del festival.
La mostra sarà visitabile fino al 17 giugno ed è situata in via Secchi 11, Reggio Emilia. Il
mio progetto si intitola On the road to Somewhere.

Beatrice Migliorati, Sabato sera padano.

Hai qualche progetto per il futuro?
Forse troppi! La cosa che però più mi preme ora è poter riuscire a stampare le mie fanzine
fotografiche, per poter dare concretezza ai vari progetti fotografici e continuare a
fotografare e studiare. Dovrei poi partire a breve per un tirocinio in Portogallo.

Beatrice Migliorati, Sabato sera padano.

Che lavoro ti piacerebbe fare una volta finita l’università?
Al momento sto valutando l’opzione di continuare a studiare e approfondire la fotografia in
ambito documentaristico, quindi, con molta sfacciataggine direi che mi piacerebbe poter
vivere di quello.

Da cosa prendi spunto per le tue fotografie?
La mia ricerca verge indubbiamente sul quotidiano; potrei molto semplicemente dire che la
mia fotografia prende spunto dalla vita prosaica e da ciò che sto provando in quel
momento. Fotografo ciò che trovo interessante – sia a livello emotivo e umano che a livello
estetico.

Beatrice Migliorati, Sabato sera padano.

Segui o prendi spunto da qualche fotografo?
Credo che il meccanismo di rapportarsi ai grandi autori sia simile sia se considero la
fotografia che la filosofia. Non è tanto trovare il fotografo o filosofo da cui prendere spunto,
ma è trovare i grandi autori che sono riusciti a portare alla luce qualcosa che per noi è
intrinseco e fondamentale.
Nella fotografia per me sono stati il già citato Wolfgang Tillmans, l’emiliano Luigi Ghirri e
l’americano William Eggleston.

Che macchine fotografiche hai?
Attualmente utilizzo solo macchine fotografiche analogiche di piccolo formato, che
montano pellicole da 35mm. Ho tre reflex meccaniche della Nikon, così da poter utilizzare
pellicole diverse per diverse situazioni e una piccola compatta automatica dell’Olympus.

Beatrice Migliorati, Sabato sera padano.

Che macchina fotografica preferisci usare?
Dipende molto dalla circostanza: in condizioni normali di luce preferisco usare la Nikon
FM, un piccolo carrarmato giapponese del ‘78 che pesa più di mezzo chilo, ma che mi
regala rese ottime. Solitamente però per concerti e situazioni più goliardiche mi affido alla
compatta dell’Olympus che mi permette di poterla infilare in tasca comodamente, ma che
ha una resa un poco più approssimativa.

Beatrice Migliorati, Sabato sera padano.
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