L’insostenibile leggerezza dello scrivere

In questa nuova pagina di “Parole medie”, sono presenti quattro testi: il primo è stato scritto da un alunno di Prima media, sulla notte di Halloween; gli altri tre, da alcuni ragazzi di Terza…ma che hanno qualcosa in comune. A voi indovinarlo!

Buona lettura!

 

Il racconto di Halloween

Ero felicissimo all’idea che quella sera si sarebbe celebrata la festa Halloween.

Ero impaziente, ma il tempo era a mio favore in quanto volava velocissimo. Mi ero preparato molto durante la settimana e munito di vestito, maschera e petardi mi sono fatto accompagnare da mio papà a Isorella, dove avevo fissato un appuntamento con i miei amici.

L’idea di Halloween a mio papà non piaceva molto, mentre, al contrario, per me era molto divertente trascorrere una serata con gli amici, mangiando caramelle di ogni tipo.

Appena arrivato in piazza, Fabio, uno dei miei amici, ha fatto scoppiare un petardo potentissimo, che ha causato un buco nel manto stradale e da quel momento ho capito che sarebbe stata una lunga serata avventurosa, piena di imprevisti e pericoli.

A Isorella, nella notte di Halloween, si svolge una gara: fare il foro più profondo nella terra con i petardi di ogni tipo.

Ci siamo indirizzati a piedi verso un campo, mentre alcuni ragazzi, più grandi di noi, ci hanno seguito con la bicicletta.

Arrivati al terreno della sfida, abbiamo iniziato la gara.

Dopo molti petardi scoppiati, sembrava che stessimo vincendo contro i ragazzi più grandi, ma purtroppo avevano finito i petardi.

Poiché sapevamo che ci avrebbero battuto, ci siamo messi d’accordo e abbiamo preparato ciascuno due palloncini d’acqua perché, se avessero iniziato a prenderci in giro, li avremmo bagnati…e così è successo. Abbiamo quindi cercato di scappare prendendo le loro biciclette e ci siamo indirizzati verso il centro del paese.

I nostri avversari ci hanno rincorso per tutte le vie di Isorella e, quando ci hanno raggiunti, arrabbiatissimi, hanno minacciato di picchiarci.

Mentre stavo per ricevere un pugno e cadere…mi sono svegliato ed ho scoperto che era solo un sogno!

Mio papà mi disse che mi ero addormentato in macchina.

Senza perdere tempo, ho indossato il vestito da scheletro che avevo preparato e sono andato subito a fare “dolcetto o scherzetto”, perché quel giorno mitico stava per finire.

(Riccardo Tomaselli – 1 media)

 

Pensieri di guerra

La Guerra è ormai iniziata

la nebbia calata

il circo è abbandonato

la foresta è bruciata

dappertutto un grido disperato

“Un minuto di tregua” grida un soldato

ormai stanco e affamato

in un vicolo poco illuminato

dalla fioca luce di un lampione

e alle spalle una fontana

unico spiraglio di vita

in quel triste luogo desolato

(Francesco Buttani – 3 media)

 

La casa “disabitata”

Era il giorno di Halloween; io e mia sorella abbiamo voluto organizzare una festa con tutti i nostri amici. La festa sarebbe cominciata verso le tre e finita alle sei del pomeriggio, perché poi, di sera, io e mia sorella saremmo andate a fare “dolcetto o scherzetto” per il quartiere. Gli invitati erano circa trenta, ma quelli che si presentarono furono solamente tredici e quasi tutti amici di mia sorella.

Appena prima che la festa iniziasse, il telefono di casa squillò ed io risposi…

…tutto quello che potei sentire era solamente un sospiro di sottofondo. Chiesi a bassa voce: “C’è qualcuno?”, ma nessuno rispose. Io sapevo che c’era qualcuno perché sentivo il sospiro.

Dopo qualche tentativo riattaccai e tornai alla mia festa. Richiamarono un’altra volta dopo circa due ore. “Pronto” – dissi – ma non mi diedero ancora risposta. Così riattaccai.

Si erano fatte le sei di pomeriggio e per i miei amici era ora di tornare a casa.

Io e mia sorella ci preparammo per andare a fare “dolcetto o scherzetto”, ma appena prima di uscire il telefono squillò ancora. Era sempre la solita telefonata della stessa persona. Risposi io, ma mia sorella mi strappò il telefono dalle mani e iniziò a urlare contro l’ignoto dicendo che lo scherzo era durato anche troppo e di smetterla di chiamare.

Dopo ciò, uscimmo di casa: io travestita da vampiro e lei da strega, tutte e due con gli abiti preparati da nostra madre.

I dolcetti ricavati dopo due ore di bussare alle porte erano veramente pochi. Mia sorella, però, non demorse e mi portò in un quartiere non troppo lontano da casa nostra, dove c’erano case disabitate e un circo dismesso.

Arrivati in quel luogo, sentimmo provenire da una casa un pianoforte che suonava canzoni abbastanza malinconiche.

Suonammo il campanello di quella casa, ma alla prima volta non uscì nessuno, così mia sorella cominciò a suonare ripetute volte. Dopo svariati tentativi uscì un uomo con gli occhi completamente bianchi. Nell’uscire la luce del lampione si fulminò ed io e mia sorella facemmo un salto dallo spavento. Il signore ci chiese cosa volessimo e mia sorella rispose con “dolcetto o scherzetto”. Il signore ci disse che stava andando a prendere i dolcetti, ma dopo un quarto d’ora di attesa non torno più. Io e mia sorella ce ne andammo per le altre case e ne trovammo una circondata da alberi di foresta, come il faggio. Suonammo e uscì una signora anziana. Dopo averci dato i dolcetti, io e mia sorella le chiedemmo del signore che abitava in quella casa e lei ci disse che nessuno ci abitava, perché disabitata ormai da anni. Io e mia sorella, spaventate, ci avviammo verso casa.

Passammo davanti ad una fontana e ci trovammo seduto un signore. La nebbia era molto fitta per cui non riuscimmo a vederlo molto bene, ma quando girò il volto verso di noi vedemmo che i suoi occhi erano completamente bianchi. Scappammo più in fretta che potemmo verso casa. Arrivati il telefono cominciò a squillare. Risposi io ed inizialmente non rispose nessuno…ma poi si sentì un pianoforte che suonava le stesse canzoni malinconiche che sentimmo in quella casa “disabitata”…

(Marta Andreoli – 3 media)

 

Il circo incantato

Molte leggende narrano di un luogo dove tutto era magico, dove gli acrobati volavano e gli animali parlavano. Molti bambini si addormentavano ascoltando questa storia, ma Will, un bambino molto intraprendente, decise di scoprire se questo posto esistesse davvero.

Era il 12 giugno 1815 quando iniziò l’avventura di Will e dei suoi amici, Max e Mike. I tre chiesero a tutti gli abitanti della città dove avessero sentito questa leggenda e fu allora che un commerciante fece il nome di una signora anziana, residente in una capanna al di là della città, la quale aveva informazioni segrete che altri non sapevano. Durante un pomeriggio di sole, appena dopo la scuola, Will e i suoi amici si recarono nel luogo indicato dal commerciante, dove li accolse Rose, la donna più anziana del villaggio. La leggenda che Rose raccontò ai ragazzi era tale e quale a quella già sentita, ma la vecchina nascondeva una mappa di cui gli abitanti non ne erano a conoscenza e che avrebbe giurato di donare solo a qualcuno dal cuore puro.

Con questa mappa, i tre ragazzi si catapultarono in una misteriosa foresta, che, sebbene fosse estate, era invasa da una fitta nebbia. Secondo la mappa, Will e i suoi amici avrebbero dovuto proseguire diritto fino all’arrivo di un lampione, dal quale avrebbero trovato un piccolo sentiero che portava al misterioso circo. Fu con grande soprera che i tre ragazzi capirono che non si trattava di un circo magico, bensì di un posto terrificante. I membri del circo erano persone un tempo residenti in città, ma emarginate dagli abitanti a causa del loro aspetto pauroso, dovuto a particolari mutazioni genetiche. Il custode, per esempio, era un uomo dalla lingua biforcuta, il domatore di leoni era un centauro e l’acrobata aveva tre gambe. Gli artisti, sentendosi delusi e amareggiati dal comportamento degli ex concittadini, decisero di creare una fontana magica che aveva il potere di trasformare chiunque avesse invaso il loro territorio in un loro simile.

In quel momento i ragazzi vennero scoperti da una donna con tre occhi, la quale li portò di fronte alla fontana…

Will diventò la spalla destra del domatore, Max diventò un acrobata con quattro braccia e Mike diventò una donna barbuta.

Purtroppo alcuni racconti non hanno un lieto fine, affinché le leggende rimangano leggende…

(Anna Veneziani – 3 media)

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