Il mio migliore amico

Marco ha solamente undici anni, ma ha già sperimentato e capito cosa significa provare dolore. Il fratello maggiore Samuele, al quale era tanto legato, è morto e anche i suoi genitori, dopo la dolorosa perdita sembrano allontanarsi sempre di più dall’unico figlio rimasto. Marco è costretto a crescere e maturare più in fretta rispetto ai suoi coetanei, impara a vivere in solitudine e senza le attenzioni dei genitori. La vita di Marco cambia nuovamente quando la madre decide di tornare al lavorare. Il bambino, per decisione dei genitori, è costretto a passare i suoi pomeriggi dopo la scuola a casa del nonno, un uomo burbero e scontroso. Già dopo il primo pomeriggio però, Marco scopre che il nonno non è come se l’era raffigurato, ma si rivela essere un uomo molto dolce e sensibile. Tra i due nasce un rapporto di profonda amicizia ed entrambi trovano finalmente qualcuno con cui poter parlare liberamente delle proprie preoccupazioni, dei propri sentimenti e con cui condividere ricordi felici.

Dal titolo del libro, Il mio migliore amico, ci si potrebbe aspettare una storia banale, non particolarmente originale o entusiasmante. Al contrario leggendo il racconto di Marco ci si rende conto che non è affatto così. L’autore descrive con precisione e grande efficacia ogni aspetto dell’animo umano tanto che, alla fine del libro sembra di aver conosciuto di persona non solo il protagonista Marco ma anche il nonno, i genitori e i suoi amici. I personaggi sono rappresentati con le fragilità e i limiti nei quali il lettore si può facilmente rispecchiare. E’ un racconto per niente superficiale, che fa pensare e che, a episodi più leggeri e divertenti, alterna riflessioni serie e  profonde. L’ aspetto migliore è che il tutto è narrato in maniera semplice, lineare, senza troppi giri di parole. A questo si deve la sua grande efficacia e immediatezza, la sua capacità di emozionare e commuovere.

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