Sergio de Tomi: da studente a romanziere

Sergio de Tomi: da studente a romanziere

 

Sergio de Tomi è un ragazzo ventiquattrenne nato a Trieste, città nella quale si è laureato in letteratura e comunicazione. Attualmente lavora come editore e offre servizi di consulenza nel campo della comunicazione. Nel 2014 ha pubblicato il suo primo romanzo intitolato “Follie d’amore” e quattro anni più tardi il secondo “La missione”.

 

 

 

Sembrerà banale, ma la risposta è l’amore. Avevo diciotto anni, fino a quell’età avevo scritto solamente per me come hobby. Mi sono innamorato di una ragazza – il mio primo vero amore – e ho deciso di trasformare il sentimento in un libro. Il secondo è la conseguenza di un processo di crescita professionale, ora che non sono più un ragazzo, bensì uno scrittore a tutti gli effetti. Ho tanto da imparare, ma ho anche imparato tanto.

 

 

 

Scrivo prevalentemente di notte. È il momento in cui sono maggiormente libero, purtroppo di scrittura oggi non si campa. E poi la notte è un momento magico per scrivere, regna una calma che permette di diventare una cosa sola con l’opera nascente.

 

 

 

Ogni vero scrittore non inventa i personaggi dal nulla. Non quelli principali, almeno. Si trae ispirazione dagli amici, dai conoscenti, dalle persone osservate a un bar mentre bevono un caffè, o in piazza mentre litigano. Ogni essere umano è frutto di ispirazione letteraria.

 

 

 

Senza dubbio Andy, il protagonista del mio primo romanzo. Perchè sotto sotto sono io, con i miei sentimenti e i miei sogni. Mi dissocio unicamente dalle azioni compiute nel libro.

 

 

 

 

Mi piace molto leggere, è una cosa che ritengo complementare al ruolo di scrittore. Sono poi un pianista autodidatta, lo suono da circa 3-4 anni. Per il resto vivo come qualunque altro ragazzo di ventiquattro anni, mi piace uscire con gli amici e viaggiare.

 

 

In realtà no, negli anni del primo romanzo ero poco preoccupato perché ero più spocchioso. Poi, studiando letteratura all’università, mi sono reso conto di quanto dovessi crescere per raggiungere certi livelli e di quanto fossi distante dal raggiungerli. Ora ho paura del giudizio degli altri, ed è un bene. Tutti gli scrittori dovrebbero avere una dose di paura e una di sicurezza. Alla fine non è altro che umiltá.

 

 

 

Sempre, anche se credo siano in pochi a considerarlo un lavoro. Ma no li biasimo. D’altronde gli scrittori fanno parte forse della categoria più sfruttata al mondo.

 

 

 

Al momento, direi di pubblicare con un editore nazionale. Sarebbe parimenti un punto d’arrivo e un nuovo punto di partenza. Poi, quando ci riuscirò, continuerò a scrivere con l’unico obiettivo di essere lette sempre di più.

 

 

 

Ma certo! Il terzo libro è quasi finito, poi inizierò a proporlo agli editori.