La libertà del pettirosso

“ Oltre a fuggire da quei luoghi di distruzione, avrebbe dovuto anche fuggire da se stesso”.

Siamo in un antico monastero arroccato su un colle nei pressi di Roma e abitato da uomini di Chiesa all’apparenza devoti e liberi da turbamenti. Ma ciascuno di noi nasconde dei segreti, siano essi irrilevanti o di maggiore importanza. Cosa succederebbe se questi segreti venissero svelati, se non fossimo più in grado di celare le nostre debolezze, i nostri errori? E’ di fronte a questi interrogativi che si trovano i monaci dell’abbazia quando decidono di togliersi la vita nei modi più atroci. Come fare per fermare queste morti, per permettere alla pace e alla tranquillità di tornare tra le mura del monastero?

 

Un racconto ricco di suspance, come si addice a un buon thriller e che non manca di colpi di scena e risvolti inaspettati. Leggendo questo romanzo si ha quasi la sensazione di vivere all’interno del monastero e subire in prima persona il turbamento, il dolore e lo sgomento per le morti tragiche e improvvise dei confratelli. A far riflettere sono soprattutto le descrizioni psicologiche dei personaggi, i cui animi vengono analizzati e descritti fin nel profondo. Anche i monaci, come uomini comuni sono soggetti ad attimi di debolezza, insicurezza e paura e nemmeno la loro grande fede cristiana è in grado di attenuare questi sentimenti. E’ il senso di colpa, la causa della loro morte, il rimorso per i crimini compiuti e il desiderio di nascondere fino alla fine i propri segreti.

 

Per leggere l’intervista di Francesco di Giulio, autore del libro, clicca qui