Professor Petruzziello, nuova scoperta sul monte Caplone

Ho il piacere e l’onore di intervistare il Professor Luigi Petruzziello,  appassionato di entomologia.

 

Che lavoro svolge?

Sono docente  presso l’Istituto Agrario Padre Giovanni Bonsignori a Remedello Sopra, dal 1989

 

Qual è la sua passione?

La mia passione è la raccolta e lo studio degli insetti, è da circa trent’anni che, essendo anche molto appassionato della montagna, vado in giro a studiare tutti i coleotteri legati appunto a questo ambiente.

 

Quando è nata questa passione?

La mia passione è nata quando frequentavo l’istituto agrario ad Avellino, dove un professore ci faceva produrre delle cassette entomologiche ed è stato proprio il mio insegnante a trasmettermi questa passione.

 

La sua è solamente una passione o anche un lavoro?

È solamente una passione, alla quale mi dedico nel tempo libero.

 

Organizza da solo queste sue escursioni?

Si, solitamente organizzo tutto autonomamente,  perché so con precisione quali sono i luoghi migliori per fare queste ricerche in cui ci sono delle specie interessanti, oppure vado alla ricerca di posti per trovare cose nuove.

 

Nelle sue escursioni solitamente l’accompagna qualcuno o va da solo?

All’inizio andavo da solo, poi ha cominciato a venire con me mio nipote perché anche lui è appassionato in questo ambito. In seguito hanno iniziato ad accompagnarmi due miei ex alunni che adesso frequentano l’università, che stanno imparando ciò che io ho imparato in trent’anni.

 

Com’è avvenuta la sua recente scoperta?

Nel settembre del 2016 sono andato sul monte Caplone, nella Valvestino ed è stato un viaggio abbastanza lungo, infatti per arrivarci abbiamo impiegato due ore di macchina e all’incirca due ore e mezzo di cammino per salire fino in cima. E tra le pietre ho raccolto questo insetto molto piccolo di quattro millimetri e mezzo con l’aspiratore, una sorta di boccetta con all’interno un condotto che ti permette di prendere gli insetti senza danneggiarli. Una volta arrivato a casa studiando l’insetto mi sono accorto che era una specie interessante. Però era solamente una femmina e servirebbe anche il maschio o comunque più esemplari per descrivere meglio la specie. Quindi sono ritornato in montagna un anno dopo e dopo varie volte in cui non ho trovato nulla, a settembre ho raccolto due maschi e una femmina. Allora mi sono messo in contatto con uno specialista il Dr. Paolo Magrini del Museo di Storia Naturale dell’Università di Firenze, ci siamo incontrati verso le undici della mattina alla fiera di Modena e gli ho portato il materiale, alle due di notte mi ha inviato subito la foto con l’indicazione del nome dell’insetto e il mio nome, il che voleva dire che la specie era effettivamente nuova.

 

 

Com’è  stato chiamato l’insetto?

Il suo nome è Ocys agostii. Ocys è il genere, ho voluto poi dedicare questo insetto al mio amico e collega dott. Mauro Agosti, morto prematuramente l’anno scorso.

Come avete fatto a capire che si trattava di una nuova specie?

 Per dimostrare che si trattava effettivamente di una nuova specie, abbiamo estratto e confrontato gli apparati genitali con quelli di altre specie già esistenti.

 

In che ambiente bisogna andare per trovare questi tipi di insetti?

Questi insetti si possono trovare sotto le pietre in ambienti molto umidi, è molto importante l’ambiente in cui si cerca perché se quest’ultimo non è quello giusto si può ricercare anche per una giornata intera senza trovare nulla.

 

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