Davide Barigelli, la scrittura come fonte inesauribile di fantasia

La scrittura è uno dei pochi metodi di “evasione sana” rimasti. Così la pensa Davide Barigelli, trentaquattrenne di Ancona, che ha deciso di rendere concreta la sua passione per la scrittura. Il suo romanzo d’esordio, Vado, ma poi torno, è stato pubblicato nel 2016 da Lettere Animate Editore. Nel maggio 2018 è invece stato editato il suo secondo romanzo intitolato  Destinazione mondo. 

 

Quando e come è nata la tua passione per la scrittura?

Sarò sincero, mi è sempre piaciuto scrivere ed appuntarmi le cose che noto in giro, spesso uso il cellulare per fermare delle immagini che mi ispirano, ma resto un appassionato di “carta e penna”, come dei libri di “carta”.

 

Qual è l’aspetto della scrittura che più ti appassiona e affascina?

Mi appassiona poter giocare con le parole, studiarne l’etimologia, la profondità che nascondono, il senso vero del loro significato; la lingua italiana è davvero affascinante e ricca di tantissime sfumature; siamo noi, spesso, che ci limitiamo ad usare le solite “quattro” parole, magari mescolandole con qualche termine inglese.

 

Dove trovi l’ispirazione per scrivere?

L’ispirazione la trovo nella realtà in cui vivo, questa società è davvero ricca di stimoli, ma soprattutto bisognosa di messaggi veri e reali che dobbiamo far passare anche tramite un “semplice” romanzo. Inoltre amo immergermi nella natura per poter immaginare o  cogliere aspetti che, vivendo nella frenesia, spesso si fa fatica a trovare.

 

Ci sono degli autori o dei libri a cui ti ispiri?

Ho letto tutti i libri di Paulo Coelho, di cui ho apprezzato soprattutto i primissimi romanzi, al tempo stesso mi piacciono molto i libri di Alessandro D’Avenia.

 

Ci sono state esperienze nella tua vita che a tuo parere hanno influenzato la tua scrittura?

Sicuramente il mio essere stato per tanti anni educatore sia nell’ambito scout che nel mondo giovanile parrocchiale mi ha aiutato a cogliere delle esigenze e delle necessità che forse, da esterno, avrei fatto più difficoltà a vedere.

 

Quali sono le principali difficoltà che si riscontrano nella stesura e nella pubblicazione di un libro?

La prima difficoltà che si può riscontrare è la capacità di trovare un argomento “non banale” da raccontare, per me un romanzo non può non avere al proprio interno dei messaggi che si rifanno alla vita reale, altrimenti rimaniamo nella fantasia e non stimoliamo il lettore a porsi degli interrogativi circa la propria esistenza. Per quanto riguarda la pubblicazione non è facile trovare un editore che sia disposto a scommettere su di te, nell’editoria italiana tanti sono gli editori a “pagamento”, ma per me non ha senso pagare per pubblicare una propria opera; confesso che mi sento comunque fortunato ad aver trovato editori che hanno apprezzato i miei lavori, decidendo di pubblicarli.

 

A chi dedichi i tuoi libri?

I miei libri sono dedicati a tutte quelle persone che, inconsapevolmente, mi hanno aiutato a scriverli, oltre che alla mia famiglia e, soprattutto, alla mia mamma che ora non c’è più, ma mi ha insegnato l’arte di sorridere alla vita.

 

Cosa si prova nel vedere pubblicata una propria opera?

E’ sicuramente una sensazione particolare, spesso mi sento indegno di questo privilegio, vedere una propria “fatica” trovare uno sbocco, qualsiasi esso sia, è entusiasmante, come è altrettanto appagante ricevere messaggi privati sui Social, sul cellulare, o e-mail di ringraziamento da parte di chi ha letto il libro e ti racconta le proprie emozioni.

 

Quale messaggio vuoi trasmettere ai tuoi lettori?

Un messaggio che mi sta a cuore è “che la vita non vada sprecata”, ogni giorno, ogni momento, ogni istante nasconde in sé una preziosità da ricercare innanzitutto dentro noi stessi e, poi, anche negli altri che ci stanno intorno. Al tempo stesso mi piacerebbe che il romanzo fosse letto dai giovani, ma anche da tutte quelle persone che hanno a che fare con il loro mondo, dai genitori, agli insegnanti, agli educatori; un mio sogno poi sarebbe che arrivasse nelle scuole per stimolare discussioni, dibattiti e riflessioni. Sarebbe davvero bello poter incontrare i ragazzi per confrontarsi e ascoltare i loro pensieri, le loro idee, le loro storie, quello che il libro gli stimolerà.

 

Quanto credi siano importanti la lettura e la scrittura per i giovani?

Secondo me sono fondamentali; la scrittura, anche personale, è uno dei pochi metodi di “evasione sana” rimasti, mentre la lettura permette ancora di poter giocare con la fantasia. Se ci pensiamo bene, anche leggendo uno stesso libro, ognuno, lavorando di fantasia, si farà un’idea personalissima dei vari personaggi e questo, per me, è assaporare la libertà di essere se stessi.

Che consiglio daresti a chi aspira a diventare scrittore?

Di essere un attento osservatore della realtà per poter poi, tramite quello che scrive, stimolare il lettore; è fondamentale uscire dalla narrazione del banale, questa società ha bisogno di essere scossa anche attraverso i libri, altrimenti rimarrà soporifera ed addormentata, in balia dei social, della rete e del virtuale.

 

Per leggere la recensione di “Vado, ma poi torno” clicca qui

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