Il falò di S. Antonio: un’autentica tradizione contadina

Il 17 gennaio, nei paesi della Pianura Lombarda, la tradizione contadina celebra un rito immancabile e ancora molto sentito: il falò di Sant’Antonio; dedicato a Sant’Antonio Abate, protettore dei contadini e degli animali domestici. Leggendo qualche cenno della sua biografia si scopre che il santo non ha alcun legame con il nostro Paese: Antonio infatti fu un eremita egiziano, vissuto nel IV secolo dopo Cristo, eppure essendo patrono dei contadini, quest’ultimi lo hanno sempre invocato per avere raccolti abbondanti e fecondi.

I falò in onore al Santo, solitamente, vengono preceduti dalla Santa Messa e dalla benedizione degli animali. I comitati che si occupano della costruzione realizzano strutture alte una decina di metri e sulla cima viene innalzata la “vecia”, l’immancabile feticcio. «Sant’Antone fritulèr el vè al disiset de zenèr», ricorda un vecchio detto bresciano, in relazione al fatto che molte famiglie preparavano e preparano per l’occasione dolci tradizionali tra cui le frittelle che vengono mangiate intorno al fuoco che illumina la fredda notte di gennaio. Quest’anno nel paese di Gambara, una comunità nella Bassa Bresciana, dopo la messa nella chiesa della Madonna della Neve, ha realizzato un falò altro 13 metri e 55 centimetri, battendo il record degli anni precedenti. Appena il fuoco ha illuminato il campo si è dato il via a balli, canti e le persone si sono scaldate con del buon vin brulè e altri piatti tipici.
Questa tradizione continuerà ad esserci come la gioia attorno al falò che resterà sempre impressa nel cuore di grandi e piccini.

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