Seven

Dopo un’intera estate e i primi mesi autunnali, ritorna la rubrica “Parole Medie”, con la quale sono presentati i testi più belli, più originali, più fantasiosi scritti dai ragazzi che frequentano le medie del nostro istituto.

In questa puntata, sono stati selezionati 3 testi provenienti dalla Terza media, molto belli e interessanti, di cui il primo è davvero molto particolare!

Inoltre, ogni scritto ha in comune 7 particolarità…Sta a voi scovarle e cercare di capire qual è il mistero!

Buona lettura!

 

LIBERAMI

yrraH e’ nu etnecseloda ehc eviv ni nu oloccip ogrob ellen ehcraM, evod al aibben e àtidimu’l onobmocni. yrraH, etnemennerep otaionna,iggo onutnert erbotto ottoicidotnecevonellim è atsaisutne rep al etton id neewollah.

onaccocS el euditnev e animmacni’s irouf ellad arum rep eraf “otteclod o ottezrehcs“, e ni aznanatnol edev anu asac e is anicivva….

assuB! cot cot!

aL atrop is erpa e edev nu onaizna erongis noc nu oihcco id ortev.

yrraH rep nu omitta atser id occuts, ni oiznelis, am omou’l ol ativni da erartne, odnagnulla anu onam. noN avalrap al assets augnil id yrraH, isneb anu atuicsonocs.

omou’L avarbmes relov eratnoccar o erageips asoclauq, am rep yrraH ottut avirappa anu ednarg enoisufnoc.

ottuT nu’d ottart omou’l elas us anu aihccev alacs attut acrops id eugnas, itnavad da anu ednarg airerbil e ednerp nu orbil…

…ehc anod da yrraH la otsop ied itteclod!

aM nu oreisnep assap ni atset da yrraH:

“omou’lleuQ  av otatuia!”

anU  atlov otaizargnir, es en av a asac, aizini a erailgofs li orbil, otalotitni “LIBERAMI” e noc narg eroputs is egrocca ehc li otset are ottircs la oirartnoc!

osselpreP ad atseuq adneciv es en av a ottel.

lI onittam opod yrraH ediced id eranrot omou ‘llad “onarts “, am non avort ùip én al asac, én omou’l.

otaccoicS anrot orteidni rep israrucissa ehc li orbil ais otiraps e ehc ais otats ottut nu ongos. otavorT li orbil,ol erpa e is egrocca ehc li otset are ottircs ni onailati otterroc.

òreP li olotit are otaibmac: IMAREBIL…

P.S: DOLCETTO O SCHERZETTO ?

(ainigriV enissarF)

 

LA NOTTE SBAGLIATA

Erano le 23.00 di un normale venerdì sera coperto dalla nebbia e io, Giulia, Luna e Nicole non sapevamo ancora quello che ci sarebbe accaduto.

Eravamo un po’ brilli e, in mezzo alla confusione, ci ritrovammo in quella casa abbandonata. La stessa che ci fece vivere un incubo.

In quell’orribile notte, io e le mie amiche iniziammo a curiosare in mezzo a quella cupa atmosfera.  Non facemmo caso a tutti i rumori che sentivamo pensando fossero causa dell’alcool, ma avvertimmo una certa stranezza. Sentii un urlo acuto provenire dal piano di sopra: era Nicole. Lei e Giulia trovarono uno strano telo bianco, da cui usciva un odore di morte, e, con l’aiuto di un bastone, videro cosa c’era sotto. Al pensiero ancora rabbrividisco, perché il sangue secco sporcava il pavimento. A prima vista non capimmo bene cosa fosse ma accanto al telo trovammo un libro che ci distrasse dall’ente ignoto; incuriosite lasciammo che Luna lo raccolse da terra e iniziò a sfogliarne le pagine, ma tra le righe scovammo un’immagine che raffigurava qualcosa a me famigliare: un vaso di vetro che avevo visto entrando nell’abitazione.

Prima ancora che finisse di leggere mi precipitai ad accertare le mie supposizioni e il vaso era lì. Lo presi ma per la fretta o non so che, mi cadde e si ruppe in mille pezzi; oltre le schegge di vetro scorsi una piccola foto. Aspettai che anche le altre mi raggiungessero per esaminare l’immagine. Restammo tutti di stucco perché su quella foto c’erano quattro persone, proprio come noi. Giulia sostenne che la foto ci raffigurasse, ma quelle facce non erano umane e nemmeno adesso riesco a identificarle. Ma un dettaglio sfuggiva agli occhi di tutti, tranne che ai miei: la mano di un bambino sullo sfondo attaccata al nulla. I misteri di questa notte continuavano a farsi vivi; condividendo le mie scoperte, con le altre ci scervellammo sull’origine di quella mano. Ed ecco la brillante mente di Nicole che si fece viva, finalmente. Provò a spiegarci cosa le passava per la mente: secondo lei infatti, l’ente ignoto per il quale aveva urlato poco tempo prima era proprio il proprietario di quella mano. Corremmo di sopra e tornammo nella terrificante stanza. Si trattava effettivamente del corpo di un bambino… Allora cercando di capirne le cause risfogliammo il libro e trovammo i pensieri e le annotazioni del presunto assassino della piccola creatura. L’effetto dell’alcool era ormai sparito e quello che stavamo vivendo era tutto reale; comprese tutte le cause e parte dei misteri.

Non ci restò che andare a casa cercando di dimenticare quella orribile notte.

(Sofia Bazzana)

 

LA CASA DEL MISTERO

La notte di halloween due amiche di nome Maria e Anna andarono a fare “dolcetto o scherzetto” nelle case del paese. Si diressero un po’ fuori dal centro dove non erano mai arrivate prima di allora e si ritrovarono in un vicolo cieco.
Iniziò a calare una nebbia molto fitta e non riuscirono più ad orientarsi; l’unica abitazione che trovarono per chiedere aiuto era una vecchia casa abbandonata e dispersa nel nulla. Bussarono impaurite alla porta, ma non aprì nessuno.
Le ragazzine purtroppo non sapevano della leggenda di quella casa, secondo la quale, se qualcuno avesse provato anche solo ad avvicinarsi, sarebbe stato maledetto e che tutti coloro che erano arrivati lì erano poi scomparsi dal nulla.
Le ragazzine non videro nessuno uscire dalla porta  e se ne stavano per andare quando… sentirono la porta scricchiolare, si girarono e videro la porta spalancata: dentro c’era solo il buio…
Si avvicinarono per vedere se c’era qualcuno e sentirono una voce che le invitava ad entrare; titubanti entrarono ma non videro nessuno nella casa. Si girarono per uscire ma si chiuse la porta ed erano nel buio più totale e spaventate più che mai. Il pensiero che sarebbero morte diventava sempre più forte.
Sentirono un rumore, come se qualcosa in vetro fosse caduto e saltarono dallo spavento; ad un tratto si accese una lucina verde davanti a loro e incantate la seguirono nel buio. Attraversarono la casa senza vedere dove camminassero. A un certo punto, la lucina si fermo e si trasformò in un fantasma che le voleva prendere. Iniziarono a correre senza mai fermarsi, nella speranza di uscire da quella casa infestata, ma il fantasma riuscì a catturarle e le portò in una grande sala appena illuminata. Erano sole, però sentivano una confusione assordante come se tantissime persone parlassero tutte insieme. In essa, girarono per la sala per scoprire dove fossero finite e videro un libro. Cercarono di leggerlo ma ad un tratto la confusione cessò e una voce le interruppe dicendo loro che se avessero voluto ancora vivere, avrebbero dovuto superare un percorso difficilissimo al quale nessuno era mai sopravvissuto.
Nel muro della sala si aprì un cunicolo al cui interno non c’era un minimo di luce. Anna si ricordò che aveva il telefono e poteva fare luce e soprattutto chiamare i genitori. Provò, infatti, a chiamarli più volte ma non c’era campo; allora accese la torcia, si fecero coraggio ed entrarono. Sulle pareti c’era scritto che se avessero superato il percorso sarebbero ritornate ad essere libere, ma in caso contrario sarebbero rimaste uccise.
Disperate iniziarono a camminare piano facendo attenzione a dove mettevano i piedi: era tutto sporco di sangue e pieno di scheletri umani e teschi; continuarono a camminare fino a quando, ad un tratto scomparvero nel nulla.
Il giorno seguente, non vedendo tornare a casa le ragazzine, i genitori si preoccuparono moltissimo, chiesero aiuto alla polizia ma non riuscirono mai a rintracciarle.
La leggenda di quella casa rimase avvolta nel mistero e molte altre persone scomparvero senza lasciare traccia…
(Alessia Lamanuzzi)

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