Self-publishing, un giovane autore di Polpenazze racconta la sua esperienza

Dato che non tutti hanno la possibilità di far pubblicare i propri volumi da note case editrici si può ricorrere a strumenti alternativi quali il self-publishing, un fenomeno in aumento soprattutto nel mondo anglosassone. In Italia nel 2015 il 41,4% degli e-book pubblicati era self-publishing. Per quanto riguarda il formato cartaceo nel 2010 i titoli autopubblicati erano il 7,1% mentre nel 2016 circa l’8,9% mostrando un trend in crescita (dati a cura dell’Ufficio studi dell’Associazione Italiana Editori – AIE).
Dall’intervista a Luca Bortolotti, giovane scrittore di sedici anni di Polpenazze e autore di “Eterni Riflessi”, ecco in breve le fasi della pubblicazione di un libro mediante self-publishing.

Che cosa significa “self-publishing”

Il Self-publishing (letteralmente “autoedizione”, “autopubblicazione”) è la pubblicazione di un libro senza ricorrere a una casa editrice o ad altri intermediari. Nell’età della tecnologia si tratta, forse, di una delle principali manifestazioni delle enormi possibilità offerte dal digitale.
L’autore del volume pertanto deve farsi carico di tutte le fasi di scrittura, stesura e controllo bozze lasciando alla piattaforma di self-publishing la pubblicazione del libro e l’inserimento in commercio.

Le fasi

Concluso il proprio manoscritto è necessario scegliere una serie di formati e tipologie per la pubblicazione, dall’impaginazione al tipo di copertina fino alla grammatura della carta. Successivamente la piattaforma inoltra un documento PDF in modo che l’autore possa controllarlo prima di dare il visto si stampi, una sorta di via libera alla fase di stampa e pubblicazione.

Correzione bozze

A nessuno piacerebbe acquistare un volume con errori grammaticali e di sintassi oltre a essere una pubblicità in negativo per l’autore stesso. Per questo motivo la correzione delle bozze è una fase alla quale è necessario prestare attenzione soprattutto se ci si affida al self-publishing. In questo caso è, infatti, l’autore che può provvedervi personalmente o rivolgersi a terzi.

Codice ISBN e messa in commercio

Tutti i libri in commercio possiedono un codice identificativo (codice ISBN) che attesta il possesso dei diritti d’autore per l’opera. Nel caso del self-publishing è la stessa piattaforma a fornire il codice ISBN al volume e a renderlo disponibile sui principali siti internet di vendita.

Attraverso le sue stesse parole, Luca ci racconta la sua passione ed entusiasmo per la scrittura.

Cosa ti spinge a scrivere?
È una domanda difficile… tante cose mi spingono a scrivere. Penso innanzitutto che la realtà che ci circonda sia troppo interessante per essere ignorata o taciuta. Scrivere anche solo delle piccole cose della quotidianità aiuta a rendersi conto di quanto esse siano meno banali di come le pensiamo; insomma, scrivere mi aiuta molto a non dare mai nulla per scontato. In secondo luogo, trovo che l’esprimersi attraverso la penna consenta di mantenere sempre viva la propria memoria individuale. In altre parole, scrivere mi permette di tracciare, attraverso i vari testi da me realizzati, il mio percorso di formazione, di registrare i miei cambiamenti dal punto di vista psicologico, ideologico… in pratica, fa sì che non muoia mai quella parte di me che invece lo scorrere del tempo tende a cancellare. E, da ultimo ma non per questo meno importante, il puro piacere letterario. Voglio dire, tutto quanto detto finora non avrebbe alcun valore se io non provassi piacere anche al solo pensare di poter fissare per iscritto ciò che mi passa per la testa. Scrivere mi aiuta anche a organizzare le mie idee e a essere consapevole del mio modo di pensare, di come ragiono. Rileggere i propri pensieri è utile, poi, per mettere se stessi in discussione e trarre, dunque, spunti di riflessione.

Da cosa trai ispirazione ? Immaginazione o quotidianità?
La quotidianità è senza dubbio una parte fondamentale di un qualsiasi romanzo la cui vicenda sia verosimile. È chiaro che poi il valore aggiunto sia dato dalla dose – più o meno grande – di immaginazione. Voglio dire, la componente di realtà può anche risultare maggioritaria, ma ciò che caratterizza e distingue una storia da un’altra è senza dubbio l’inventiva del singolo autore. Personalmente, spesso mi appoggio alla vita reale quando scrivo, ma non potrei mai e poi mai prescindere dall’immaginazione, che in fin dei conti è la più importante, giacché, tra le altre cose, mi permette di essere veramente padrone della vicenda che vado a scrivere. Per uno poi che, come me, ricorre quasi sempre al genere della narrazione storica, è inevitabile un massiccio intervento della componente immaginativa qualora i dati storici – e ciò non accade poi così di rado – non si esprimano in merito a certe situazioni.

Quando scrivi vuoi lasciare un messaggio ai lettori?
Nel momento stesso in cui uno prende la penna in mano, è chiaro che voglia lasciare qualcosa a qualcuno. I messaggi che cerco di far passare ai lettori non sono mai di ordine morale (per la morale ci sono già Esopo e Fedro). Sono piuttosto miei pensieri o mie riflessioni che, assumendo per me particolare importanza, tengo a comunicare. Nel mio ultimo libro, ad esempio, il comune denominatore che assomma in sé tutte le eterogenee vicende che lo compongono è l’idea della ciclicità della Storia; e il mio sforzo è stato appunto quello di far valere questa idea e di persuadere il lettore quantomeno a riflettere su di essa.

Hai mai avuto paura o timore di scrivere qualcosa che potesse essere criticato o errato?
Sì, molte volte. Tuttavia a un certo momento bisogna rendersi conto che non ha alcun senso continuare a temere i giudizi esterni, altrimenti non si giungerebbe mai a pubblicare. Per quanto riguarda la possibile erroneità di ciò che scrivo (soprattutto a livello storico), io risolvo il problema con un’attenta e meticolosa fase di documentazione preliminare. Nel dubbio trovo il modo di “aggirare” l’informazione di cui non sono certo, in modo tale che il “prodotto finito” contenga il minor numero possibile di imprecisioni.

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