Prima della buonanotte

Prosegue la rubrica delle “Parole medie” e per questo numero si è abbastanza leggeri. Sono qui riportati due testi: il primo, di carattere storico, realizzato da un’alunna di terza media; il secondo realizzato da un’alunna di prima media, ideale per una lettura appunto…prima della buonanotte!

Buona lettura!!!

 

ENIGMA

 

Nel pieno della Seconda guerra mondiale, il brillante matematico Alan Turing decide di mettere le proprie abilità al servizio del governo della Gran Bretagna. L’obiettivo è far terminare il conflitto quanto prima, collaborando alla segretissima operazione di decriptazione dei codici segreti nazisti, codificati con la macchina denominata Enigma. Metodico e silenzioso, Turing si presenta al colloquio e convince il Comandante Alastair Denniston, dimostrando le sue capacità, ad assumerlo nonostante non parli il tedesco, ma i primi dissapori cominciano a manifestarsi quando comprende che non dovrà lavorare da solo ma con altre brillanti menti matematiche. Caratterialmente solitario e pignolo sul lavoro, Turing comincia a diventare antipatico ai suoi collaboratori e al suo capo Hugh Alexander (campione nazionale e maestro di scacchi). Decifrare i codici codificati della macchina Enigma è una missione ritenuta impossibile da chiunque, in particolare dalle autorità britanniche, in quanto si tratta di un dispositivo estremamente complesso e i tedeschi cambiano la chiave di codificazione dei messaggi ogni 24 ore, allo scoccare della mezzanotte di ogni giorno.

Divenuto capo del gruppo, con non pochi attriti con il suo datore di lavoro e con il sostegno del capo dell’MI6 Stewart Menzies, Turing decide che è giunto il momento di cambiare metodo: non più agire in difesa tentando di capire giorno per giorno quale sia la chiave usata al momento nei codici, ma giocare al contrattacco e realizzare una macchina che decifri automaticamente ogni singolo messaggio. Alan seleziona quindi tra i migliori candidati coloro che dovranno accompagnarlo nell’impresa di costruire la macchina elaboratrice che renda comprensibili i messaggi nemici. Chi fosse riuscito a risolvere un cruciverba da lui inventato (pubblicato su un giornale) in non più di dieci minuti si sarebbe dovuto presentare alle selezioni per l’incarico segreto; tra i candidati si trova la venticinquenne Joan Clarke, ancora nubile e appassionata di logica e matematica, che svolge l’esame con una rapidità che batte quella dello stesso Turing (ai candidati viene assegnato un cruciverba da svolgere in un tempo massimo di sei minuti, tempo impiegato da Turing, e la Clarke è l’unica a finire prima dello scadere del tempo). A questo punto Turing scrive una lettera a Winston Churchill spiegandogli il suo progetto e chiedendogli un finanziamento di centomila sterline, che gli verrà immediatamente concesso, per costruire la macchina che impedirà ai tedeschi di invadere il resto dell’Europa. Nel frattempo i nemici del matematico pianificano di toglierlo di mezzo investigando sul suo passato (nel quale Turing era continuamente oggetto di scherzi e prese in giro da parte dei suoi compagni di scuola, tant’è che una sera lo avevano quasi fatto annegare in una fontana e lasciato per terra alla luce debole di un lampione) e usando qualsiasi cosa come pretesto per toglierlo dalla circolazione; il povero Alan viene dapprima accusato di essere una spia sovietica e poi minacciato di essere sbattuto fuori dal progetto con la scusa che la macchina da lui ideata sta funzionando da giorni e non ha ancora prodotto risultati soddisfacenti.

Placatisi i dissapori, i membri del gruppo di lavoro si stringono attorno a lui chiedendo un altro mese di tempo per permettere a “Cristopher” (questo il nome della macchina scelto da Alan) di funzionare, e ottenendolo. Per evitare che Joan venga richiamata a casa dai genitori, i quali vogliono farla sposare e farle formare una famiglia, Turing le chiede, senza vero interesse, di sposarlo in una sera appena usciti dal circo, anche per assicurarsi più a lungo la preziosa collaborazione di quest’ultima nel progetto. Lei accetta, ma fino a questo momento Turing non ha mai confidato a nessuno di essere, in realtà, omosessuale. Scoperto il segreto dell’uomo, Joan sembra non interessarsene, neppure quando Turing lo usa come scusa per cercare di allontanarla dall’ambiente, che ritiene essere troppo pericoloso per una donna; Joan non vuole sentire ragioni e vuole tenersi stretto quell’incarico, in quanto il più importante della sua vita.

Durante una serata piena di nebbia, a Turing viene un’illuminazione: bisogna restringere il campo di parole di cui cercare il significato a partire dalle più ripetitive, cioè quelle che compaiono nei bollettini meteorologici dei nazisti (ne viene inviato uno ogni mattina alle 6:00, come primo messaggio del giorno, e tutti iniziano e finiscono sempre con le stesse parole). Il gruppo di Turing riesce, grazie a questa intuizione, a decifrare un messaggio che parla di un imminente attacco al convoglio alimentare Carlisle. Si decide però di non intervenire in modo massiccio, ma di ottimizzare gli interventi, per minimizzare i danni e fare in modo che i tedeschi non comprendano che è stato trovato il modo di decifrare i loro messaggi. Il piano, con elevati costi umani e ponendo all’équipe di matematici un dilemma morale quasi insostenibile, ha infine successo. Finita la guerra, si festeggia con gran giubilo dei protagonisti e dell’intera nazione.

Dopo diversi anni dalla missione Enigma e dalla conclusione del conflitto mondiale, le autorità indagano su Turing e sulla sua presunta omosessualità (la quale viene descritta nei flashback della sua vita da ragazzino in un collegio maschile), al tempo ritenuta un grave reato. Turing viene scoperto, isolato e condannato per atti osceni in quanto omosessuale, e gli vengono offerte due alternative: essere incarcerato oppure sottoporsi ad una pesante terapia ormonale e la castrazione chimica. Di queste due alternative Alan sceglie la seconda. Qualche tempo dopo, Joan lo va a trovare, ma quello che trova è il corpo di Alan disteso sul pavimento con un proiettile conficcato in testa, e a pochi centimetri dalla mano una pistola.

 

(Arianna Chiarini)

 

mercnate

La bambina e il mercante

Una volta, in un paese lontano lontano, vivevano un giovane mercante di nome Gianni e una bambina molto povera di nome Lucrezia.

Il mercante era buono con tutti, ma soprattutto molto disponibile con i bambini.

Lucrezia, essendo molto povera, ogni mattina andava di casa in casa a chiedere cibo e soldi.

Una mattina di inverno bussò a una casa dove però abitava una strega travestita da vecchietta che le disse:

“Entra pure! Non vorrai mica stare fuori al freddo?”.

“Sì sì, entro pure!”, disse Lucrezia.

Ma quando entrò, la strega la rapì e la fece prigioniera per diversi giorni.

Gianni, non vedendo più Lucrezia, si spaventò e andò a cercarla.

Dopo tanti giorni, la trovò nella brutta e orribile casa della strega, rinchiusa in una stanza, senza spiragli di luce.

Un giorno, la strega uscì per andare a raccogliere la verdura in campagna e il mercante, dopo aver trovato la bambina, entrò nella casa della strega, prese Lucrezia e uscì dalla casa.

Prima di uscire, Lucrezia si ricordò di avere un oggetto molto prezioso con se: era un rametto magico, regalatole da alcuni abitanti del paese, mentre lei passava tra le case.

La bambina, allora, usò il rametto per far sparire tutte le streghe da quel posto e il mercante Gianni e la bambina Lucrezia vissero insieme per tanti anni.

(Benedetta Boglioli)

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