Acqua pubblica o privata?

In provincia di Brescia si è andati al referendum

Il 18 novembre i cittadini della provincia di Brescia sono stati chiamati ad esprimersi in un referendum le cui conseguenze sono andate ben oltre il contesto locale. I residenti della provincia dovevano decidere se avere una gestione interamente pubblica, oppure aprire all’ingresso di privati come prevede Acque Bresciane Srl, la società a capitale interamente pubblico che gestisce il servizio idrico sul territorio. Il quesito referendario, approvato da una commissione ad hoc, era chiaro e comprensibile:

“Volete voi che il gestore unico del servizio idrico integrato per il territorio provinciale di Brescia rimanga integralmente in mano pubblica, senza mai concedere la possibilità di partecipazione da parte di soggetti privati?”.

Il Comitato Acqua pubblica di Brescia da oltre dieci anni si batte per un’acqua interamente in mano pubblica e ribadisce la necessità di evitare nella gestione del ciclo dell’acqua potabile la possibilità di guadagni individuali o di società. Ciò si può realizzare solo attraverso una gestione pubblica. Il punto nodale era che tutti i proventi derivanti dalle bollette dei cittadini e dagli investimenti, pubblici e non, andassero a beneficio del servizio piuttosto che a enti privati. Purtroppo hanno votato soltanto 216mila persone sulle 970mila aventi diritto, ovvero il 22.3%, con una schiacciante vittoria dei sì in risposta al quesito proposto. Essendo consultivo, il referendum non prevedeva comunque il raggiungimento del quorum. Dopo aver votato i bresciani volevano che la gestione dell’acqua rimanesse pubblica, anche se pochi si sono presentati alle urne per ribadirlo: è questo il bilancio del referendum indetto dalla Provincia di Brescia.

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